Fabio Piccini, medico e psicoterapeuta Junghiano è responsabile
del servizio di Psicologia Clinica e Psicoterapia presso la casa di cura
"Malatesta Novello" di Cesena. Lavora privatamente a Rimini e a Chiavari.
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Versione iniziale: 28 ott 2003.
Ultimo aggiornamento: 28 ott 2003.
Un tentato suicidio è qualcosa di molto simile ad un suicidio
ma è anche tanto altro che suicidio non é. Mi spiego meglio,
un tentato suicidio è spesso un tentativo, per quanto estremo, di
chiedere aiuto e questo fatto non dovrebbe mai essere ignorato.
Da un punto di vista strettamente medico, una piccola parte di pazienti
che hanno tentato il suicidio viene di solito ricoverato in un reparto
psichiatrico ospedaliero per un certo periodo di tempo; tra questi vi
sono coloro che manifestano disturbi psichiatrici importanti o coloro
che, ad insindacabile giudizio dei medici del Pronto Soccorso appaiono
essere ad ulteriore rischio di suicidio.
Nel caso in cui l’ospedalizzazione vengfa ritenuta necessaria ed il
paziente si rifiuti di accettare il ricovero, il trattamento può
essere reso obbligatorio per ordinanza di un magistrato (in Italia si
chiama TSO/ Trattamento Sanitario Obbligatorio, ma formule simili
esistono più o meno in tutti i paesi europei).
Per circa un terzo dei pazienti che hanno tentato il suicidio ed in cui
il tentato suicidio appariva motivato da specifiche difficoltà
sociali o interpersonali (che però il paziente sembra in grado di
gestire nella realtà della sua situazione esistenziale) non
è necessario un trattamento ospedaliero ed il caso può
essere adeguatamente gestito anche con una trattamento ambulatoriale.
Spesso a questo tipo di pazienti viene prescritta una terapia
farmacologica che di solito include farmaci ansiolitici e/o
antidepressivi, ma anche questo non è automatico né tanto
meno si rende necessario in tutti i casi.
Ciò che invece è sempre importante in tutti i casi di
tentato suicidio è il fatto di comprendere i motivi che hanno
portato quella persona e formulare una richiesta di aiuto così
estrema. E’ chiaro che in quest’ottica un supporto forte e
sicuro da parte dei famigliari e delle persone più vicine è
la prima e più utile terapia da mettersi in atto.