Indagini scientifiche dimostrano che diete a breve termine aumentano il
rischio di sviluppare successivamente un disturbo alimentare o di
diventare sovrappeso. Il dimagrimento stesso dà origine ad un meccanismo
che riduce la capacità del nostro corpo a mangiare quando ci sentiamo
affamati.
Uno studio svoltosi ad Harvard con 5865 ragazze e 4322 ragazzi
tra i 9 e i 14 anni, mostra che coloro che erano dimagriti in passato
avevano maggiori probabilità di sviluppare un disturbo alimentare o di
diventare sovrappeso.
È stato dimostrato, fin dagli anni '60 che una
dieta restrittiva che porta ad una riduzione del 25% del peso corporeo in
pochi mesi può indurre nelle persone sane tutti quei cambiamenti
comportamentali e psicologici che troviamo nei pazienti con disturbi
alimentari.
Gli stressi fenomeni compaiono negli animali: uccelli che
soffrono la fame a causa della mancanza di cibo potrebbero, quando avranno
più cibo a disposizione, diventare più grassi di quegli uccelli che non
hanno mai sofferto per la mancanza di cibo.
Attualmente, gran parte della
popolazione europea segue una dieta: è difficile trovare una donna o anche
se meno frequentemente un uomo, che possa affermare di non aver mai
seguito una dieta.
Molte persone, specialmente le donne, alternano
regolarmente ad una normale alimentazione periodi di dieta, a volte più, a
volte meno restrittivi. Ci si può chiedere perché, se così tante persone
seguono una dieta solo il 5% di queste soffre di un disturbo del
comportamento alimentare?
La risposta è che la dieta non è un elemento
sufficiente per dare origine al disturbo ma è necessario che vi siano
anche fattori biologici, sociali e familiari.
Deve essere presente una
certa vulnerabilità psicologica che causa la comparsa del disturbo solo in
persone con particolari tratti di personalità.