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Fabio Piccini, medico e psicoterapeuta Junghiano è responsabile del servizio di Psicologia Clinica e Psicoterapia presso la casa di cura "Malatesta Novello" di Cesena. Lavora privatamente a Rimini e a Chiavari. E-mail:
Domanda:
E’ utile consigliare una psicoterapia ad un paziente con una grave forma di cancro?
Risposta:
Questa è purtroppo una domanda cui non è possibile dare una risposta esatta. L’identificazione di quei pazienti affetti da cancro che possono beneficiare di una terapia psicologica o farmacologica dipende fondamentalmente dalla conoscenza e dalla sensibilità delle persone che li accudiscono (famigliari e medici/infermieri) tanto a casa quanto in ospedale.
Come discorso generale possiamo dire che ogni tipo di stress psicologico che sia persistente e che interferisca con l’abilità del paziente a funzionare ad un livello almeno adeguato al grado di gravità della sua malattia dovrebbe essere oggetto di trattamento (in quanto potenzialmente reversibile).
La diagnosi psichiatrica più frequente riscontrabile nei pazienti cancerosi (come pure in tutti i pazienti che devono affrontare la possibilità di una morte in tempi brevi), è la c.d. reazione da aggiustamento. Ma sono anche frequenti stai depressivi e maniacali, reazioni paranoidi e reazioni confusive.
Possono essere inoltre presenti sintomi riferibili a metastasi cerebrale secondarie o ad effetti collaterali dei chemioterapici usati per la terapia del tumore primitivo.
Il trattamento di questi disturbi dipenderà quindi dall’accurata identificazione del problema e delle sue cause sottostanti.
Anche nei casi in cui poco può essere fatto per aiutare il paziente, un intervento psicologico di sostegno può essere utile per aiutare i famigliari ed il team di assistenza domiciliare a capire il problema e a trattarlo nel migliore dei modi in quanto questo permette di ridurre di molto il carico di stress che spesso grava su di loro. Tenendo però presente che non è possibile ( e forse non sarebbe nemmeno auspicabile) cancellare del tutto la sofferenza dal paziente o dai suoi famigliari.
Per sintetizzare possiamo dire che lo scopo di questo tipo di interventi terapeutici dovrebbe essere quello di trattare per quanto possibile i sintomi debilitanti in modo da permettere al paziente ed ai suoi famigliari di prepararsi psicologicamente ad una “buona morte” senza inutili sofferenze accessorie.