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Fabio Piccini, medico e psicoterapeuta Junghiano è responsabile del servizio di Psicologia Clinica e Psicoterapia presso la casa di cura "Malatesta Novello" di Cesena. Lavora privatamente a Rimini e a Chiavari. E-mail:
Domanda:
Mia moglie ha tentato di suicidarsi la settimana scorsa. Cosa bisogna fare adesso?
Risposta:
Da un punto di vista strettamente medico, una piccola parte di pazienti che hanno tentato il suicidio viene di solito ricoverato in un reparto psichiatrico ospedaliero per un certo periodo di tempo; tra questi vi sono coloro che manifestano disturbi psichiatrici importanti o coloro che, ad insindacabile giudizio dei medici del Pronto Soccorso appaiono essere ad ulteriore rischio di suicidio.
Nel caso in cui l’ospedalizzazione vengfa ritenuta necessaria ed il paziente si rifiuti di accettare il ricovero, il trattamento può essere reso obbligatorio per ordinanza di un magistrato (in Italia si chiama TSO/ Trattamento Sanitario Obbligatorio, ma formule simili esistono più o meno in tutti i paesi europei).
Per circa un terzo dei pazienti che hanno tentato il suicidio ed in cui il tentato suicidio appariva motivato da specifiche difficoltà sociali o interpersonali (che però il paziente sembra in grado di gestire nella realtà della sua situazione esistenziale) non è necessario un trattamento ospedaliero ed il caso può essere adeguatamente gestito anche con una trattamento ambulatoriale.
Spesso a questo tipo di pazienti viene prescritta una terapia farmacologica che di solito include farmaci ansiolitici e/o antidepressivi, ma anche questo non è automatico né tanto meno si rende necessario in tutti i casi.
Ciò che invece è sempre importante in tutti i casi di tentato suicidio è il fatto di comprendere i motivi che hanno portato quella persona e formulare una richiesta di aiuto così estrema. E’ chiaro che in quest’ottica un supporto forte e sicuro da parte dei famigliari e delle persone più vicine è la prima e più utile terapia da mettersi in atto.