Epilessia e comportamento criminale

Autore:

Fabio Piccini, medico e psicoterapeuta Junghiano è responsabile del servizio di Psicologia Clinica e Psicoterapia presso la casa di cura "Malatesta Novello" di Cesena. Lavora privatamente a Rimini e a Chiavari. E-mail:

Versione iniziale: 28 ott 2003. Ultimo aggiornamento: 28 ott 2003.

Domanda:

 Ho letto su un giornale che l’epilessia può essere causa di condotte criminali. E’ vero?

Risposta:

I vecchi autori di criminologia e psicopatologia forense erano usi sostenere che l’epilessia doveva sempre essere sospettata in tutti i casi di delitti violenti (omicidi, stragi, etc.) e particolarmente in tutti i casi in cui sembrava essere in gioco una cosiddetta “furia omicida”.

Nei vecchi trattati di medicina legale si trovava spesso la descrizione di una costituzione psichica definita “epilettoide” per indicare una sorta di tratto del carattere che predisponeva a questo tipo di reati di violenza contro le persone.

Con il passare degli anni, però, diversi studi hanno cambiato questi preconcetti. Uno studio scandinavo eseguito su circa un migliaio di epilettici ha dimostrato che nei soggetti studiati non era possibile dimostrare alcun aumento statisticamente significativo né di condotte criminali, né di patologia mentale.Studi ancora più recenti eseguiti nel Regno Unito hanno visto che i soggetti epilettici erano leggermente più rappresentati nelle carceri, ma questo dato significa semmai che era più facile che questo tipo di individui potesse finire in carcere, non certo che questo tipo di individui manifestassero maggiori condotte criminali. Questi risultati sono stati confermati anche in studi italiani e francesi.

In ogni caso quando si andava a verificare le cause della carcerazione di questi soggetti studiati si vedeva che non era possibile riscontrare nel loro curriculum alcun aumento nella percentuale di reati violenti rispetto alla media degli altri carcerati.

Possiamo quindi dire oggi che qualsiasi legame tra pericolosità sociale ed epilessia deve essere letto solo come riferibile ad eventuali patologie psichiatriche associate all’epilessia e non mai all’epilessia in sé stessa.

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Fonti, referenze